Comitato popolare Antico Corso Catania

Via Torre del Vescovo 4, Catania

03-03-2020

I Danni Veri del Coronavirus e la necessità di un rimedio

Il mondo della cultura (associazioni, operatori, e quanti e quanto orbita attorno al principale patrimonio nazionale) sta chiedendo un contributo di idee per non soccombere automaticamente alle conseguenze dell’allarme “coronavirus”. Nulla riusciamo a suggerire mentre ci auguriamo che si riesca presto ad uscire dallo stallo ed ottenere un intervento statale di salvaguardia. Tuttavia un contributo ci arrischiamo a darlo e lo facciamo nella convinzione che ci siano responsabilità che partono da lontano. Una è appunto l’automaticità delle azioni intraprese per il contrasto attraverso una “procedura codificata”: quella che si chiama “protocollo” o se volete “regole di ingaggio” o se volete ricordare più a fondo “Action T4”. Cosa hanno in comune questi “modelli”: anzitutto il fatto di essere “modelli” o anche se non vi piace “algoritmi” che ci scandalizzano se usati da FaceBook, ma ci lasciano indifferenti (perché invisibili) nel mondo reale. Il mondo in cui si devono prendere delle decisioni con le relative responsabilità che invece sono surclassate da un “meccanicismo” che da una parte mette al sicuro i decisori: ammalato, medico, ingegnere, amministratore, direttore, professore, ecc. ecc, tutte quelle categorie preposte all’assunzione di responsabilità che invece vengono de-responsabilizzate da una procedura sempre più pericolosamente automatica e dall’altra offre soluzioni perfette, “standard”, entro cui fare rientrare problemi che sembrano uguali ad altri ma in realtà non lo sono. Il trasferimento delle pratiche di TQM ed il relativo sistema ISO (per inciso la Scandinavia non ha adottato il sistema) nato dalla produzione seriale, è stato importato pari pari negli ambiti che non sono “produzione seriale”; per esempio INVALSI dove un pesce non può superare lo scoglio della domanda: come fai a mantenerti in volo? O peggio nella scelta di farmaci nei trattamenti di protocollo, dove la “malattia” deve adeguarsi alla terapia, altrimenti è “ribelle” alle cure, o nel sistema di valutazione dei rendimenti scolastici sempre più basati su Skills (ormai abbandonati anche dagli statunitensi) e su TEST e mai più sulla valutazione olistica dell’esaminato. Il mondo della cultura (quello che la produce) ha responsabilità su questa visione “meccanicistica”? secondo me in grande parte perché ha dimostrato di non essersi accorta che la crisi del nostro paese è anche una crisi di azzeramento delle “responsabilità” individuali, dove la competenza del singolo non ha alcun significato se questa non rientra dentro un alveo considerato (dai sistemi) esatto. La giustificazione che salva il singolo e condanna la collettività, quale è?: Mi sono attenuto al protocollo. Vince non chi è più bravo ma chi meglio adatta il modello ad ogni male, anzi adatta l’aspetto del male al modello disponibile. Questo Virus ci sta insegnando parecchie cose, visto che il passato non ci è riuscito; ci sta insegnando che si può individuare una etnia, un popolo, una nazione verso cui orientare la diffidenza o addirittura l’odio, è già successo. Ci ha mostrato che ci si può insinuare malevolmente nei modelli protocollari enfatizzando aspetti ,non necessariamente dimostrati, in modo da farli attivare allo stadio più severo. Potremmo suggerire l’introduzione della clausola di inapplicabilità del divieto di assembramento, per es: piccoli gruppi di max 10 persone possono entrare nei musei ed affini a distanza di 15 minuti uno dall’altro, oppure che i luoghi all’aperto non si hanno particolari restrizioni, ma staremmo solo inserendo altri dati sull’algoritmo (la procedura, il protocollo) che deve invece essere abbattuto per ridare modo a chi riveste cariche di responsabilità a riprendersi la “responsabilità” e spostare la competizione sul piano della bravura. Nel frattempo si sono bruciate risorse notevolissime ed il danno economico su tessuti già stremati rischia di portare al tracollo ogni tentativo di ripresa.

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